
Vacanze estive 2025, è questa la spiaggia italiana più cara in assoluto - retemusealedeisibillini.it
Vacanze estive sempre più brevi e care tra rincari e domanda straniera, le località balneari diventano sempre meno accessibili.
L’estate 2025 si presenta come una delle più costose degli ultimi anni. Dopo mesi segnati da instabilità climatica e aumenti generalizzati, migliaia di famiglie italiane si trovano a dover fare i conti con una realtà in cui anche pochi giorni al mare rappresentano una spesa importante. Le principali destinazioni balneari, ma anche quelle lacustri e montane, hanno aggiornato i listini verso l’alto. I rincari dei servizi turistici, spinti dal costo dell’energia e dalla pressione della domanda internazionale, stanno rendendo sempre più difficile per molte famiglie concedersi una vacanza tradizionale. La settimana tipo di ferie è ormai un lusso, spesso ritagliata con fatica tra bollette, rate e salari che non seguono lo stesso ritmo dei prezzi.
I costi salgono, le ferie si accorciano
Negli ultimi dieci anni la durata media delle vacanze estive si è ridotta in modo evidente. Oggi il modello prevalente è quello dei sette giorni, al posto dei due o tre settimane che erano comuni fino agli anni Duemila. La ragione principale è economica. Le famiglie fanno i conti con un aumento continuo del costo della vita, dove l’inflazione coinvolge ogni ambito: dall’alimentazione ai trasporti, passando per i soggiorni turistici. La crisi energetica, ancora attiva, ha colpito duramente il settore dell’ospitalità. Hotel, stabilimenti balneari e strutture ricettive hanno ritoccato i prezzi per assorbire i maggiori costi di gestione.

A incidere è anche la forte presenza di turisti stranieri, attirati dalle bellezze italiane ma con un potere di spesa spesso superiore. Questa domanda crescente, soprattutto nei mesi centrali dell’estate, ha modificato l’equilibrio delle offerte. Le strutture preferiscono vendere ai clienti stranieri che pagano di più, mentre gli italiani cercano alternative più brevi, o rinunciano del tutto. Alcuni optano per soggiorni infrasettimanali, altri si limitano a escursioni giornaliere o weekend. La vacanza classica, fatta di giorni in spiaggia, pranzi fuori e serate nei centri storici, per molti è diventata impossibile da sostenere.
Ombrelloni da centinaia di euro, Liguria in testa ai rincari
Le cifre aggiornate confermano un aumento costante e generalizzato. Secondo le ultime rilevazioni del Codacons, una settimana per una famiglia di quattro persone può arrivare a superare i 2.500 euro in molte delle destinazioni più note. In Sardegna, in alta stagione, si può toccare quota 2.700 euro solo per pernottamento e pasti. In Versilia, la spesa media si aggira sui 2.100 euro, con punte più alte nei fine settimana. Anche località storicamente più accessibili, come alcune zone dell’Emilia-Romagna o della Puglia, vedono cifre comprese tra 1.100 e 1.500 euro. A Roma e nel litorale laziale, il costo medio settimanale è salito a 1.300 euro.
Ma il caso più emblematico resta quello della Liguria. Conosciuta per i suoi borghi affacciati sul mare e le spiagge Bandiera Blu, nel 2025 si conferma come la regione più cara d’Italia. L’aumento medio dei prezzi rispetto al 2024 si attesta tra l’8% e il 10%, con picchi fino al 20% nei comprensori più esclusivi. Una settimana in hotel per una famiglia può superare i 3.500 euro, senza considerare i costi di parcheggio, ristorazione e attività extra. I servizi in spiaggia, come lettini e ombrelloni, sono diventati beni di lusso: in alcuni stabilimenti selezionati si superano i 600 euro al giorno per una postazione.
In questo contesto, cresce l’interesse verso destinazioni meno battute, come Calabria, Sicilia interna o alcune zone appenniniche, dove i prezzi restano più contenuti. Ma anche lì, la tendenza è al rialzo. Chi non ha possibilità di partire in bassa stagione o di approfittare di sconti mirati, si trova spesso costretto a rinunciare o a ridurre drasticamente la durata del viaggio. Il turismo balneare italiano, da esperienza popolare e familiare, rischia di trasformarsi in un bene stagionale d’élite, lasciando fuori proprio chi lo ha reso vivo per decenni.